
Scritto da
italo zidda
Capita frequentemente sentire, leggere o partecipare a confronti sul tema della tecnicità in osteopatia. Scuole di pensiero, approcci e applicazioni tecniche costituiscono un tema di discussione frequente e a volte anche animato. Non è raro durante le lezioni che uno studente racconti una sua esperienza dove un suo collega metta in discussione e/o a confronto una tecnica o più semplicemente un approccio osteopatico.
Ho sempre ritenuto che questi discorsi non avessero troppa importanza, e spesso un sorriso illuminava il mio viso, ma il pensiero dello studente con la sue difficoltà, frutto della sua breve esperienza, nel gestire questo grande dubbio “ la mia tecnica è valida? Il mio approccio è sbagliato?…” togliendogli sicurezza e minando la sua autostima, mi ha spinto ad esprimere la mia opinione. L’osteopatia è una disciplina olistica e non può considerarsi chiusa in un pensiero rigido o peggio ancora integralista. Trovo divertente sovente sentire “sono un osteopata craniale, viscerale, pediatrico…”, non se la prendano chi si definisce cosi, ma ritengo che esista l’OSTEOPATIA e basta. Che si usino approcci viscerali, craniali, generali o energetici… su adulti, neonati o anziani…parliamo sempre di osteopatia e quindi di olismo. Discutere su come approcciare il paziente seguendo un percorso piuttosto che un altro non dovrebbe essere argomento di discussione; l’anamnesi, la raccolta dei dati, il ragionamento, l’intuizione e non ultima l’esperienza individuale, può portare il terapeuta su un percorso a lui più credibile rispetto ad un altro ed altrettanto efficace. La tecnicità manuale, “sensoriale.., funzionale.., strutturale..???”, è invece quella più frequentemente discussa. Che dilemma!!!! Questa volta il pensiero va al “povero” paziente ignaro, non del tutto, di ciò che lo aspetta. Non del tutto??? La comunicazione tra terapeuta esperto e paziente, e non intendo solo quella verbale ma soprattutto quella non verbalizzata, dirige il trattamento e l’uso di un approccio piuttosto che un altro. È mia opinione per il buon esito di un trattamento, usare le tecniche più efficaci e utili per quel paziente, ma soprattutto nella corretta modalità o approccio indicata nella nostra “comunicazione”.
In osteopatia esiste per una stessa disfunzione/lesione, una quantità impressionante di tecniche, grandi leve, piccole leve, da seduto, prono, supino, ecc…; non me ne vogliano i puristi, ma sono fermamente convinto che la tecnica vada plasmata sul paziente e necessita di essere adattata ad ogni situazione individuale, seguendo i principi e le caratteristiche anatomiche e fisiologiche del paziente.
Il nostro tempo ha un valore inestimabile è preferibile impiegarlo in confronti utili alla crescita professionale, piuttosto che perderlo in inutili diatribe.
Per chiudere mi permetto questa citazione di Antonio Gravina “ L’arroganza umilia anche quando hai ragione, l’umiltà esalta anche quando hai torto.”
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